venerdì 16 gennaio 2009

Giustizia è fatta


Digione 1951, un gruppo di preti si accanisce sull'effige di Babbo natale sul sagrato della chiesa, sotto lo sguardo innocente dei bambini. La cronaca si accanisce sull'accaduto. La chiesa da parte sua indica la figura di Babbo natale, figura pagana, come oggetto fuorviante del vero oggetto di attenzione del Natale, la nascita del Cristo. Il giorno seguente Babbo natale risorge nella piazza dinanzi il municipio. Si cominciano ad invertire le parti, in cui la chiesa si schiera dalla parte della razionalità, indicando Babbo natale come figura inesistente, mentre invece gli anticlericali si schierano dalla parte di Babbo natale, indicandolo come figura innocente dei ricordi infantili.
Da questo evento l'antropologo Lévi-Strauss comincia la sua indagine sulla figura ambigua che è Babbo natale.
Lévi-Strauss utilizza 2 metodi di indagine, una sincrotica, l'altra diacronica.
Cominciamo con quella sincrotica.
L'anno è il 1951, 6 anni dalla fine della guerra, l'America vincitrice della guerra si impone con prepotenza nel mondo, creando dei cambiamenti mondiali, è da questo paese che arriva la nuova concezione del natale, e soprattuto la figura di Babbo natale.
Come mai la comunità cristiana francese, e dietro di loro anche i protestanti, si accaniscono contro la figura di Babbo natale? Oltre Babbo natale nella festa del natale vi sono molti altri elementi pagani. Andiamo ad analizzarli brevemente.
Il vischio, è una sopravvivenza druidica; l'albero di natale con le luci, deriva da più elementi quali, il ceppo di natale, il quale era un ceppo di albero enorme che una volta accesso ardeva tutta la notte, i ceri natalizi, i quali dovevano durare sempre tutta una notte. Quindi se sono presenti questi altri caratteri pagani nella festa, perché ci si accanisce contro Babbo natale? L'autore del libro ci informa per prima cosa di chi è Babbo natale.
Babbo natale è vestito di rosso, il colore dei re; lo stesso nome Babbo, e il suo aspetto anziano, barba bianca, ci rimandano a pensarlo come un nonno, quindi dispensatore di doni o di punizioni; La sua figura non è legata ne al mito ne alla leggenda; l'autore ce lo propone invece come figura di una divinità, poiché viene venerato, ma ciò che lo distingue da una vera divinità è il suo essere venerato da una sola fascia di persone, i bambini, difatti dal loro credere a non credere più in lui, segna il passaggio dalla sfera infantile, a quella adulta; quindi un rituale di passaggio. Lévi-Strauss ce lo confronta con il rituale di passaggio dei Katchina, Indiani americani. I Katchina una volta l'anno si travestono da divinità katchina, che per loro sono dei bambini Katchina morti affogati, in ciò si nota l'associazione tra i morti e i bambini, che in futuro approfondiremo. Una volta travestiti, facendo ben attenzione a non farsi riconoscere dai propri figli, entrano nel villaggio, cominciano a ballare, ed elargiscono doni e rimproveri. Il passaggio verrà segnato dal momento in cui i loro stessi figli conoscendo la verità su chi si nascondesse dietro le maschere, lo attueranno a loro volta verso i propri figli. In ciò ritroviamo moltissime assonanze con il nostro Natale.
Perché questa premura verso i figli, fino a portarli a mettere in scena tutto ciò? Nei rituali vi è uno scopo pratico, mantenere l'obbedienza. Babbo natale sarà tanto più generoso in quel singolo giorno, quanto più obbedienti e buoni saranno stati i bambini. E che in quel giorno loro hanno il diritto di pretendere che gli vengano fatti doni. Questo perché vi è una transizione del ruolo dei bambini, vengono identificati con i morti, tutto ciò nasce da un ragionamento complesso. Per ora prendete per buono questo ragionamento lineare:
I morti vengono messi sotto terra, così come vengono messi sotto terra i semi, i semi sono la nuova generazione, la vita che deve sbocciare. I morti rispetto ai vivi sono altro, così come sono altro i bambini rispetto agli adulti, non avendo ancora un ruolo in società, quindi i morti sono i bambini. Cosa che viene fuori anche dalla tradizione di dare il nome del nonno paterno al proprio figlio. Il dono per i bambini non è altro che un dono che si vuole fare ai morti, e che quindi viene fatto ai bambini poiché in loro viene visto il morto. In tutto questo io aggiungerei che i bambini essendo associati ai semi, quindi agricoltura, il loro dispensatore di regali, Babbo natale, ha dalla sua una confluenza di più soggetti, e può essere associato ad una divinità agricola, che dispensa cibo e luce ai bambini.

Il fatto dei bambini del dover esigere regali in un giorno preciso dell'anno, nasce da un patto fatto tra i vivi e i morti, in cui i morti si vietano il ritorno, e i vivi per assicurarsi ciò si premurano di fargli doni annuali, doni di luce e cibo.

Lévi-Strauss a questo punto se non erro conclude l'analisi sincrotica, non posso controllare perché non ho il libro in questo momento però credo di aver detto tutto, spero di aver dato una spiegazione chiara. Ad ogni modo forse un giorno approfondirò anche l'analisi diacronica.

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