mercoledì 17 dicembre 2008

Volere

Non sò cosa scriverò, ne come lo scriverò, ne dove voglio andare a parare. Voglio solo scrivere, per sfogarmi.
A volte, volere una cosa non implica che la si possa avere.
A volte, poter avere una cosa non implica che la si possa avere.
A volte, avere una cosa non implica che ce la meritiamo.
Potrei andare avanti all'infinito.
Certe volte, alcuni individui hanno la fortuna di essere partecipi di qualcosa, oppure di avere qualcosa che non meritano. Ma loro non ne sono consapevoli. Ma può la loro non consapevolezza essere una scusa per la presenza/possesso di questo qualcosa? Certo che no!
La legge non ammete ignoranza!
Allora perchè, una persona, consapevole di ciò che vuole avere, di ciò che può apprezzare nel migliore dei modi, non può averla?
Io le chiamo Le leggi Universali.
Le leggi Universali non sono altro che la controprova al mio post della teoria del caos.
Sono quegli eventi, che hanno luogo, per il semplice fatto che non debbano andare così.
Uno come può dire che una cosa deve andare in un certo modo, anzichè in un altro?
Quando uno pensa intensamente a una cosa che è sicuro che si debba verificare, improvvisamente si ritrova che tutto va al contrario di come le cose erano destinate ad andare.
Cose impossibili che si verifichino, te le ritrovi tutte una dietro l'altra.
Ti ritrovi senza nulla più che il tuo semplice ricordo, dell'esperienza che già pregustavi.
Ci sono momenti che non significano niente per molti, azioni che magari, anche facendole milioni di volte, fatte in un dato momento acquistano un'altro senso.
Vorrei in questo momento poter andare..
Stò guardando un pò di tele mentre scrivo, precisamente Dr.House.
Penso, penso a tante cose, ma in realtà non riesco a focalizzare il mio pensiero su qualcosa di preciso.
Ho un groppo su lo stomaco, qualcosa di inespresso, qualcosa che vuole uscire fuori.
Mi è capitato altre volte di avere questo groppo. Alcune volte credo che questo groppo sia la mia voglia di rompere gli schemi, di diventare un pazzo, diventare qualcuno visto dalla società come pazzo, ma che in realtà, non sono altro, che uno che non riesce ad esprimere il proprio IO nei modi consoni alla società. La mia pazzia nascerebbe quindi dal volere qualcosa che non posso avere, voler avere il modo di esprimermi, di vivere un momento di comprensione, non di me stesso, ma di quell'altro me stesso, quel me stesso che ora vorrebbe scrivere dati pensieri, ma che l'altro me stesso ostacola.
Uno è il Salvatore di sempre, quello di tutti i giorni, il cazzone che non fà niente, l'altro Salvatore invece è quello pazzo, ma pazzo per la sua impossibilità di esprimersi.
Il problema dell'espressione, penso sia un problema di molte persone, se non di tutte.
Io in questo momento sono costretto a scrivere, non perchè lo voglia io, ma perchè questo groppo, questo peso che ho dentro di me mi costringe, perchè mi farà star male fino a quando non avrà finito di esprimersi.
Certe volte, mi stupisco di cose che oramai mi dovrebbero essere familiari. Credo che questo sia un bene.
Voglio sempre stupirmi, anche se sono cose passate, ogni volta ne trovo un nuovo significato, quando cammino non guardo sempre davanti a me. Comincio a guardare in alto, ci sono persone, che per anni non fanno altro che fare sempre la stessa strada, senza osservarla, credono di conoscere a memoria quella strada, ma se provassero ad alzare un pò lo sguardo, si accorgerebbero di finiestre, che prima non c'erano nella loro idea della strada che percorrevano tutti i giorni.
L'idea che abbiamo di una data cosa, per quanti anni ci abbiamo potuto riflettere sopra, per quanto molte altre persone sono d'accordo con noi, non significa che quella cosa sia giusta. Non significa che conosciamo davvero quella cosa.
In un documentario uno scienziato fece un'esempio che probabilmente non c'entra nulla con quello che dicevo, ma io cercherò di farcelo centrare.
Immaginatevi un pesce, un bel pesciolino rosso, che vive in uno stagno.
Quel pesciolino andrà avanti, indietro, sopra, sotto. Il pesciolino avrà l'idea che quello è il suo mondo, che quello è il suo spazio e non c'è niente al di fuori di ciò che vede. Si fà l'idea che quello è tutto l'universo, perchè non c'è niente che lui non abbia visto di quello stagno.
Ma la sua idea di universo è giusta? I colori che vede nel suo stagno sono gli unici colori esistenti? Gli unici esseri che incontra sono gli unici esseri viventi?
Ora immaginatevi che una mano prende quel pesciolino mentre nuota, e mentre si vanta di avere un'idea perfetta del mondo, e lo porta fuori dallo stagno, facendogli vedere un mondo nuovo, fatto di nuovi colori, di nuovi esseri viventi.
L'idea del suo mondo viene a cadere.
A volte volere che qualcosa sia come noi vogliamo, l'idea che ci facciamo sul nostro volere, non implica che quell'idea sia giusta.


Esempio per esempio ne metto un'altro tratto da Malcom il telefilm, anche questo non credo combaci molto a tutto quello precedentemente detto, ma ho vogila di scriverlo e lo scrivo.
Dewey si trova in giardino se non sbaglio guardando le formiche, e dice una frase su Dio che a distanza di anni mi è rimasta impressa, la riporterò per come la ricordo:
- Guardavo le formichine, cercavo di distinguere le formichine buone da quelle cattive, ma non ci riuscivo erano troppo piccole, allora sono andato in garage ed ho preso nua pala e le ho uccise tutte. Io non sò se Dio esiste, ma se esiste spero che non abbia una pala in garage-.


Tutto ciò che ho detto non credo debba essere preso seriamente. E' solo uno sfogo di un peso sullo stomaco che non sà come altro coordinarsi, con una mente pensierosa.

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